In sostanza l’idea d’animare le varie zolfaie, e di procurar loro lo smercio del prodotto depositandolo in unica mano, acquietava le comuni doglianze; e sotto questo riguardo parve vantaggioso il contratto di quella compagnia. Pur nondimeno non si volle così avventurare la faccenda, e per conseguenza, oltre al parere favorevole d’una commessione all’uopo eretta, che avea altra fiata rigettata una simile proposizione, e a quello altresì del luogotenente generale duca di Laurenzana conforme allo avviso dell’anzidetta commessione, il re bramò il pensamento della consulta, e l’ebbe in questi sensi: Il commercio degli zolfi, se non garentisce le proprietà, giova solo ad accrescere il numerario in Sicilia; e perciò in generale i guadagni che potrebbero ritrarsi da questo minerale se fosse posto in negozio spartitamente; ora cumulato sotto unico padrone, se diminuirebbe per poco i lucri a’ diversi proprietarî anche piccoli che fossero, aumenterebbe il danaro che dal traffico degli zolfi potrebbe per avventura ricavarsi, premesso ancora il caso in cui la compagnia volesse esercitare il monipolio, e perciò rincarire il prezzo del minerale. Essere poi a considerare che il commercio non verrebbe perciò punto a diminuire, essendo che gli stranieri non potendosene provvedere convenevolmente per altra parte, doveano necessariamente ritirarlo dalla Sicilia, molto più se si poneva mente essere lo zolfo un minerale sui generis, che non poteva ammettere alcun succedaneo, giacchè nel solo caso contrario era a temersi danno pel contratto in parola.
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