Si venne allora in sul negoziare, e S.E. il ministro dello interno incaricato sovranamente di fermare i patti della convenzione, credè utile stabilire: Che la compagnia comperasse per la durata d’anni dieci tutto lo zolfo che si produrrebbe in Sicilia, fino a [845] seicentomila quintali; il fondo capitale della compagnia stabilirsi in ducati 1,200,000; assegnarsi alle diverse qualità dello zolfo un prezzo fisso, che in effetto si venne a descrivere, tanto pei proprietarî, quanto per la compagnia; la quale altresì doveva obbligarsi tenere un deposito sempre uguale nella quantità di zolfo, in guisachè doveva ritirarlo dai proprietarî quando per le vendite veniva quel deposito a sminuire nel peso già fissato; poter ciò non ostante chiunque farne particolarmente delle mercature, purchè si pagasse un dritto alla compagnia. Molti pesi si davano poi a’ quei socî signori Taix ed Aycard, i quali tutti possono vedersi nel sovrano originale rescritto dei 27 giugno 1838 (2778).
Chiaro dunque emerge che dal contratto in parola i grossi proprietarî risentivano un bene grandissimo, perchè lo smercio della loro produzione era assicurato in modo da non far temere di perdite, ricompensandoli largamente delle spese abbisognevoli per le operazioni di scavamento ed altro. I piccoli possessori però trovaronsene scontentissimi, essendochè la limitata estrazione dello zolfo dalle miniere, faceva sì che non avessero alcuna relazione commerciale colla compagnia, la quale per altro faceva miglior interesse il ritirare tutto lo zolfo dai grossi proprietarî, dai quali sperar potea benissimo de’ favori in questo genere di vendite e di acquisti, che non dagli altri gravati da ingenti spese, e perciò costretti a vender caro il minerale in parola.
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Sicilia Taix Aycard
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