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      In questo modo S.M. ovviò a qualunque inconveniente, giacchè ottenevasi in un tempo il maggior profitto dei proprietarî e il bene della Sicilia, ch’era il solo scopo delle auguste intenzioni dell’adorato monarca. Ma un concorso d’inattese circostanze fecero distruggere il vantaggio sperato da un affare di sì alta importanza, ed inaspettatamente perire una istituzione da cui attendevansi felicissimi resultati. Le parole del Bianchini ci serviranno molto a proposito nella narrazione d’un tanto rimarchevole avvenimento.
      Forti richiami di negozianti inglesi dimoranti in Sicilia legati nei loro traffichi di zolfi si produssero nel ministero britannico, e nel parlamento sorse a loro difensore lord Lyndharst, il quale si spinse a dir finanche esser la perdita di essi di mille sterlini al giorno dal tempo del contratto; e però fu inviato alla nostra corte Mac Gregor per sostenere che violato fosse il trattato del 1816. Che violazione alcuna non vi fosse a siffatto trattato, manifesto risulta dagli articoli che invocavano gl’Inglesi a loro favore (2779), pei quali[846] i medesimi nelle due Sicilie vengono uguagliati alle nazioni più favorite riguardo alle persone, alla proprietà, ed alla imposizione dei dazî. Qual violazione adunque al trattato poteva esservi sol perchè il governo avea imposto un dazio sotto forma di privativa, dazio che risguardava non meno le nazioni più favorite che i soggetti stessi del re? Certo è che il contratto rendeva gl’Inglesi privilegiati al di là delle genti delle due Sicilie e degl’Inglesi e dei Francesi, co’ quali uguali convenzioni s’eran passate.


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Storia cronologica dei vicerè luogotenenti e presidenti del Regno di Sicilia
Appendice - Indici - Note
di Giovanni Evangelista Di Biasi
Stamp. Oretea
1842 pagine 1333

   





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