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      La pace stessa pregata all’anima dei defunti, e quella terra che dovrebbe leggermente coprirne gli avanzi, sembrava turbata dall’attività e dal frastuono rumoroso della vita. Là non più quel silenzio che comanda ed alimenta i teneri effetti, non quell’ombra ospitale che ricuopre le ossa del padre, del fratello, della sposa, dell’amico; non quella mesta insieme e dolce solitudine che lascia libero lo sfogo alle lagrime, non quella illusione che ci trasporta nella città dei trapassati, ci fa per poco dimenticar della vita, e crederci quasi compagni degli estinti; non quell’incitamento alla gloria ed alle generose azioni; non quel disprezzo delle mondane grandezze; non quell’idea d’accomodamento di tutte le classi; sentimenti tutti che sembrano quasi sollevarsi dai mausolei superbi del ricco, e dalle modesti tombe del povero. E nell’Italia nostra una delle prime tra le sue tanto superbe città a darne l’esempio era la reale Palermo. Qui fin dai tempi del Caracciolo sorgeva maestoso il Camposanto, che ispirava perfino dei versi sublimi al Pindemonte; e questo stabilimento conservavasi in uso fino ai tempi nostri; ed era per la munificenza dell’ottimo principe che ne governa, e per le cure del senato, ampliato ed a più elegante forma e nobile architettura ridotto. Ma come avviene alle umane cose, il pregiudizio sorprendendo la ragione, metteva da per tutto ostacoli al progresso di questi pii stabilimenti; essi si rimanevano appena isolati in qualche cospicua città, da pertutto altrove rinvenivano ostacoli e contraddizione.


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Storia cronologica dei vicerè luogotenenti e presidenti del Regno di Sicilia
Appendice - Indici - Note
di Giovanni Evangelista Di Biasi
Stamp. Oretea
1842 pagine 1333

   





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