La divisione d’uno da un altro poi li rese per necessità industriosi e facili al travaglio, unico mezzo di toglierli a delle scelleraggini. Così si vide riparato un gran male che dall’assimilazione dei penitenziarî sperimentavasi, si vide sgombra la città dalla trista e lugubre scena delle carceri, si vide sorgere ed attivare un edificio che forma uno dei più begli ornamenti non solo di Palermo ma della Sicilia ancora, finalmente si vide un voto sospirato tanto inaspettatamente soddisfatto. Sia lode dunque al monarca che tanto bene va procacciando alla nostra patria con mezzi di generale utilità, e che vigilando su quest’opera interessantissima seppe ben presto farla servire al suo uso!
Ma non per questo però s’intermisero i lavori del nuovo fabbricato, che anzi essi vanno ognor più con solerzia incredibile progredendo, e speriamo veder compiuto un edifizio che non pochi vantaggi reca alla società, al buon costume, alla Sicilia.
Intanto il marchese Tschudy per grave penosissima malattia allontanavasi dalle cure del governo, senzachè perciò soffrisse alcun ritardo il corso regolare degli affari, essendo stato incaricato il maresciallo di campo Pietro Vial ad assumerne momentaneamente la firma. Ma lo Tschudy non potè a lungo sopravvivere a quel morbo fatale, sicchè in breve se ne morì, e nel giorno 26 settembre il cadavere dopo d’essere stato injettato dal Dr. Tranchina, venne esposto prima nel palazzo di sua abitazione, e poscia trasportato nella chiesa suburbana dei pp. Cappuccini, ove gli si resero gli estremi ufficî. In tal doloroso frangente S.M. ordinò che seguitasse il Vial ad esercitare le funzioni di luogotenente generale, come faceva pella carica di comandante generale delle armi, già rimasta anche vuota pella morte dello Tschudy, sebbene egli non vi fosse rimasto che pochi giorni, essendo pervenuto il dì 2 ottobre di quest’anno il novello luogotenente Luigi Nicola de Majo duca di S. Pietro.
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