Ma questo non fu tutto il bene che gli abitanti della contrada di Maredolce risentirono dalle cure del duca di santo Pietro; conciossiachè egli volle combinare l’utile pubblico coi privati vantaggi, facendo sperimentare unitamente agli effetti sanitarî anche beni economici. Era suo intendimento di raccogliere in un punto quell’elemento, da dove poi versandolo per canali, e per molte vie diramandolo, avrebbe potuto irrigare i prossimi giardini, e dare movimento a’ mulini colà esistenti. Siffatto vantaggio però dovea essere acquistabile dai proprietarî tanto delle terre che dei mulini medesimi per mezzo di pagamento del prezzo equivalente; il quale cumulo costituì il ragguardevole fondo che all’uopo dovè impiegarsi. Prosciugato infatti il terreno, raccolte ed arginate le acque, compiuti solidamente e con perfetto declivio i canali, il luogotenente recossi sul luogo per osservare se rotte le dighe fosse stato con esattezza messo in pratica il progetto di già annunziato; e diffatti non appena venne tolto l’argine che ratteneva le acque che esse scaricandosi furiosamente e diramandosi per tutti i canali, cominciarono ad animare i mulini e ad irrigare i campi. In quel momento non poterono quegli abitanti più trattenersi dall’innalzare alte grida di gioja, che era l’eco d’uno benefizio sospirato cotanto, ed ora perennemente assicurato; essi poi per mezzo dello sparo di fuochi, e solennizzando nella vicina chiesa di santo Ciro quell’avvenimento rimarchevole, vollero esprimere all’Altissimo veraci e caldi ringraziamenti.
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Maredolce Pietro Ciro Altissimo
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