Quest’erano le cose che riguardavano la salute. Ma altre se ne fecero a miglior decoro e per l’abbellimento della città di Palermo. S’era di già mostrato dal nostro sovrano il desiderio che i proprietarî di ragguardevoli corpi di case, il di cui prospetto si fosse trovato per l’azione del tempo in isconcia guisa, lo ristorassero e l’abbellissero, di modochè nel tutt’insieme ornamento non poco ne ritraesse una città piena di magnificenze e di preziose antichità. Molti invero, che zelanti del pubblico bene, amavano di veder sorgere in nuovo e più bello aspetto il paese natio, mostraronsi ubbidienti a quella lodevole premura, e già allo adempimento si prepararono. Ma parecchi negaronsi a sì graziosa opera, onde non pochi fabbricati rimasero nella loro pristina deformità. A vigilare pertanto e curare la esecuzione di tutto ciò che potea riguardare l’ornamento della città di Palermo, e la manutenzione di quello che di pregevole e d’interessante essa racchiude, fu eretta una commessione col titolo di Consiglio Edilizio, simile in tutto a quello di Napoli, ove un’istituzione di tal fatta ottimi effetti ha prodotto, la quale venne composta dall’intendente duca Laurino come presidente, e dal duca di Serradifalco, e marchese Forcella come distinti cittadini, e finalmente dall’artista Valerio Villareale, e dall’ingegniere Carlo Giaccheri. I miglioramenti di cui questa commessione dovea occuparsi, erano da riguardarsi sotto i rapporti di salubrità, sicurezza, comodo, abbellimenti, ampliazione ed allineamenti delle strade, formazione di nuove passeggiate, piazze, mercati, abolizione gradata delle grondaie esterne, accrescimento delle acque, e loro [855] miglior distribuzione ec.
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