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      L’abolire dunque le mete era un bisogno economico reclamato da ogni buon cittadino, perocchè la libertà di vendere faceva nascere la gara, per la quale un proprietario poteva essere spinto, onde ottenere un più esteso smercio della sua derrata, a migliorarla a preferenza di tutti gli altri. Queste sagge riflessioni spinsero Ferdinando a dichiarar libera per chiunque la vendita del pane e delle paste, scuotendosi la soggezione de’ subalterni impiegati della municipalità, che invece di correggere gli abusi, spesso li guarentivano contro ogni riprovazione. Il monipolio però ha arrestato il corso di tale benefica intenzione. Questa imprevista circostanza ha fatto nascere i forni così detti di paragone o di modello, mercè le quali pare che la faccenda sia aggiustata. Ottime sono le intenzioni, ma da taluni si sdegna il limitato guadagno, e i lucri di questa genia di venditori son giunti allo eccesso, e spesso i più saggi provvedimenti su questo particolare vanno a vuoto perchè il monipolio distrugge ogni buono effetto, e le cure dell’ottimo governo che ci dirige principalmente mireranno a questo interessantissimo fine.
      Lo scioglimento delle promiscuità, soprusi ed angherie ex-feudali, e divisione di demanî venne in quest’anno con memorabil decreto affrettato con regole sì determinate e precise, da farne conseguire senza ulteriore ritardo lo effetto desiderato. Nel realizzare un tanto progetto non eran mancate degli oppositori sin dal 1825, e le disposizioni di quell’epoca, quantunque solide e giudiziose, eran rimase prive di adempimento, perchè le commessioni all’uopo erette dovendo guardare il solo possesso, e non già i titoli del medesimo, favoreggiando i comuni nuocevano agli ex-baroni.


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Storia cronologica dei vicerè luogotenenti e presidenti del Regno di Sicilia
Appendice - Indici - Note
di Giovanni Evangelista Di Biasi
Stamp. Oretea
1842 pagine 1333

   





Ferdinando