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      Premesse queste idee, sebbene viete oggimai, ma pur necessarie al nostro ragionamento, noi ci occuperemo a vedere sotto questi differenti rapporti lo stato della Sicilia all’uscire del 1842 che chiude la periferie di questa nostra storia.
      E discorrendo in primo luogo dell’agricoltura necessario è il dire come la Sicilia ricca e ferace delle più interessanti produzioni, dà principalmente in abbondanza il grano, sin dai tempi antichi argomento di sua particolare industria, sì che n’ebbe ad ottenere il nome di granajo d’Italia, sul riflesso di essere tale derrata richiesta universalmente dalla nostra isola, che alimentava con essa una parte dell’Europa. Da ciò emerge che inutile e superfluo è il considerare se di questo ramo di coltivazione la Sicilia in tempi a noi più vicini fosse stata o no abbondante; conciossiachè noi vediamo crescere anche non curato il frumento in ogni angolo di questa terra, di cui non v’è parte che non corrisponda a cosiffatta produzione. Solo è a riflettere che l’abbandono d’una porzione considerevole di campi potrebbe aumentare la coltura del grano in Sicilia, e le penurie che spesso si sono provate in essa di tal genere di produzione non sono da ripetersi che dal cattivo uso che si fa; essendochè i proprietarî aman meglio estrarlo per un lucro benchè non molto maggiore, invece di provvedere ai bisogni del proprio paese. E di ciò particolarmente ragionando, si vede, secondochè abbiamo dimostrato nel presente lavoro, come il governo siasi spesso data la premura d’imporre forti dazî sul cereale anzidetto, o meglio impedirne il traffico, acciò i grani ridondando nell’isola avessero dissipate le angustie.


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Storia cronologica dei vicerè luogotenenti e presidenti del Regno di Sicilia
Appendice - Indici - Note
di Giovanni Evangelista Di Biasi
Stamp. Oretea
1842 pagine 1333

   





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