Io ben so che opera difficile è questa, ma mi ho sempre sentito dire che la civiltà delle nazioni non giugne che a gradi, e se le lunghe imprese presto ci scoraggiano, Sicilia non sarà mai ricca, Sicilia non sarà mai industriosa, Sicilia non sarà mai fiorente.
Il sommacco è invero anche nostro rilevante indigeno prodotto, ma bisogna però considerare che non è molto a dolersi in Sicilia su questo particolare, giacchè vista la importanza della sua coltivazione, i nostri coloni si sono impegnati grandemente ad accrescerne con ogni possibile mezzo il prodotto; e diffatti tanto ciò è vero, quanto una buona parte dei nostri campi non sono che dati alla coltura del sommacco, che tanto interessa il nostro commercio. Ciò non ostante però l’avidità eccessiva del guadagno ha spinto taluni trafficanti ad imbastardire con estranee foglie questo genere di produzione, al che s’è procurato in ogni tempo di rimediare. Ma è da avvertire però che qualora questa frode continuerà ad aver vigore nel nostro paese, questo rilevante capo di commercio andrà presto a perire, essendochè l’estere nazioni spinte dal bisogno, potranno procurare in un modo o nell’altro di scuotere la soggezione della Sicilia sulla provvista del sommacco; come oggi i Francesi han fatto per la macinatura di esso. Quest’accorgimento pare ora che abbia due mire, quelli d’impedire maggiori guadagni all’isola per questo riguardo, e di agevolmente conoscere nella foglia già acquistata nella naturale sua forma, qualche estraneo mescolamento.
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