Vuole l’Auria (2790), che prima che il re Ruggiero II assumesse il diadema di Sicilia, vi fosse già un maestro giustiziere, cioè Guglielmo Malcovenant figliuolo di Roberto all’anno 1118, e ne porta per testimone l’abate Rocco Pirri nella notizia della chiesa di Girgenti (2791), da cui dice che si rammenti un privilegio, nel quale questo Guglielmo vien chiamato Magistro Justitiero Magnae Regiae Curiae. Veramente il Pirri non solamente nel luogo citato dall’Auria, ma ancora nella Cronologia de’ re di Sicilia (2792) rammenta Guglielmo, come maestro giustiziere; ma il privilegio, che cita, non riguarda costui, ma il di lui padre Roberto, come può osservarsi presso l’abate del Giudice (2793). Checchè sia di ciò, facendoci molto peso l’autorità del Pirri, non contrasteremo a questi che Guglielmo sia stato maestro giustiziere, giacchè vi dovette essere certamente uno, che presedesse all’amministrazione della giustizia; ma questa carica non era allora in quello splendore, in cui la collocò di poi il re Ruggiero.
Si conservò in Sicilia questo luminoso uffizio sino ai tempi di Filippo II Austriaco, il quale, essendo vicerè Francesco Ferdinando d’Avalos de Aquino marchese di Pescara, riformò l’anno 1569 i nostri tribunali, e togliendo l’esercizio di questa carica a Vincenzo del Bosco conte di Vicari, cui non lasciò che il solo titolo, la presidenza, ed il salario, creò un presidente nel tribunale della gran corte, che volle che esercitasse la giurisdizione, qual luogotenente del maestro giustiziere.
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