Occupò l’ottavo luogo frai maestri giustizieri Giovanni Tommaso Moncada figliuolo del mentovato Guglielmo Raimondo. Ci manca la cedola reale, con cui viene eletto a questa carica; ma ci resta un monumento dell’anno 1481, che ce ne assicura. È questo un dispaccio del re Ferdinando il Cattolico, per cui ordina al maestro portolano, che faccia estrarre a Giovanni Tommaso Moncada maestro giustiziere tanti frumenti quanti bastassero per assicurargli coi diritti delle tratte once 160 annuali. Questa carta reale fu comunicata da Gaspare de Spes vicerè al maestro portolano con dispaccio viceregio [VI] dato in Messina a’ 5 di dicembre 1481 (2812). Questi resse il regno due volte come presidente, l’una l’anno 1475 eletto da Lupo Ximenes de Urrea, prima di morire, e l’altra l’anno 1478 scelto a questa carica dal conte di Prades, qualora il detto vicerè dovea recarsi in Sardegna. Lo troviamo ancora governante in Sicilia l’anno 1494 alla morte del vicerè Ferdinando de Acugna; ma non osiamo dire, s’egli fosse stato veramente per la terza volta presidente del regno, ovvero avesse prese le redini del governo, qual maestro giustiziere; nel qual caso avrebbe dovuto amministrare il regno in compagnia del sacro consiglio. Le carte della nostra cancellaria ci lasciano nella incertezza; imperocchè da un canto veggiamo che alla testa de’ dispacci non è punto nominato il sacro consiglio, nè si sottoscrive, come era dovere. se avesse avuta parte nel governo; e dall’altro osserviamo, che il Moncada non si titola Praeses, ma Magister justitiarius, e nelle sottoscrizioni si firma così: Lu mastru giustizieri.
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