Il segretario poi comunicando gli ordini a’ tribunali, non dice altro, se non Magister justitiarius mandavit mihi etc. Pare perciò, ch’ei semplicemente come maestro giustiziere, e indipendentemente dal sacro consiglio abbia retta la nostra isola, senza essere nè vicerè, nè presidente del regno, il che sarebbe stato una novità, di cui non abbiamo esempio. In questo caso avrebbe egli tre volte governato il regno, e perciò avrebbono sbagliato il Pirri (2813), e l’Auria (2814), il primo dei quali scrisse: Bis Siciliam administravit, e l’altro lasciò registrato: Ei governò due volte lo regno.
Successe nell’ufficio istesso dopo la morte di Giovanni Tommaso il di lui figliuolo, che portava il nome dell’avo, e chiamavasi perciò Guglielmo Raimondo, che noi diremo secondo per distinguerlo dal primo, e che è il nono nella serie de’ maestri giustizieri della nostra cronaca. Era egli conte di Adernò, e di Caltanissetta, e fu eletto a questa carica l’anno 1502. Comparisce la cedola di sua elezione fatta dal re Ferdinando il Cattolico sottoscritta nella città di Toledo ai 16 di luglio di detto anno, per la quale viene promosso a questo posto per tutto il tempo di sua vita, e gli vengono assegnate per salario 300 once. Questo dispaccio fu registrato in Messina a’ 3 di febbraio del seguente anno 1503 (2815). Questi fu uno de’ presidenti del regno lasciati interinamente dal vicerè Raimondo Cardona, quando nell’anno 1509 fu destinato al governo del regno di Napoli, e allora forse scelse egli per suo vicegiustiziero Giacomo Agliata, come avverte il Pirri (2816).
| |
Magister Pirri Auria Bis Siciliam Giovanni Tommaso Guglielmo Raimondo Adernò Caltanissetta Ferdinando Cattolico Toledo Messina Raimondo Cardona Napoli Giacomo Agliata Pirri
|