Se si potesse stare alle cronologie dell’Auria, e del Pirri, dovremmo dire, che a Vincenzo del Bosco successe nella stessa dignità il di lui fratello Ottavio nell’anno 1571 (2830), nella stessa forma però (dicono eglino), in cui quello l’avea avuto secondo il prescritto della prammatica, quanto è dire col solo titolo, preminenza, e soldo, senza esercizio, e senza gli antichi emolumenti. Noi ciò non ostante crediamo, che i riferiti cronisti si sieno ingannati, e che questa dignità siesi estinta colla morte di Vincenzo del Bosco. Siccome il Pirri cita in margine le officine della regia cancellaria, e del protonotaro, ci siamo presa la pena di svolgere i registri di queste officine non solo del detto anno 1571, ma degli anni ancora precedenti, e susseguenti, e in essi, qualora è nominato Ottavio del Bosco, vien sempre detto gran cancelliere, non mai maestro giustiziere. Nè par verisimile, che volendo il re Filippo II abolire questa carica, e avendovi lasciato col solo titolo, e privo di esercizio, e di autorità Vincenzo del Bosco, che se ne trovava in possesso, abbia poi alla di lui morte voluto sceglierne un altro. Siamo perciò di avviso, che il Pirri, che fu indi seguito dall’Auria, siesi indotto a così opinare, perchè credette, che la nota prammatica della riforma fu fatta l’anno 1572, come asserisce nella sua Sicilia Sacra (2831), e perciò trovando morto Vincenzo nell’anno 1570 immaginò, che gli successe Ottavio suo fratello. Ma la riforma, come abbiamo detto, fu promulgata l’anno 1569, e però, morto Vincenzo, non fu più eletto alcun altro maestro giustiziere.