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      Il fatto nondimeno è certo, imperciocchè oltre la testimonianza dell’Auria, e del Mongitore, rilevasi chiaramente dalla lapide sepolcrale, che ritrovasi nella chiesa di santo Spirito una volta posseduta dai pp. Benedettini della congregazione di monte Oliveto, ed ora destinata per il Campo Santo, nella quale si legge così:
      D. O. M.
      VINCENTIO PERCOLLAE, QUI AD SUMMAM JURIS PRUDENTIAM MULTIPLICI ADDITA ERUDITIONE IN HISPANIA PHILIPPI II. REGIS MAXIMI, AC SAPIENTISSIMI A SUPREMIS CONSILIIS MAGNAE REGIAE CURIAE PRAESES PRIMUS, ET QUOD NULLI ALII SACRIS NON INITIATO NEC ANTEA, NEC POSTEA CONTIGIT, HAERETICAE PRAVITATIS INQUISITOR FUIT, CAESAR PATRI OPTIMO DE PATRIA SEMPER MERITO DEBITAE PIETATIS ERGO P. ANNO M.D.LXXIV.
      Noi non sappiamo, se questo Cesare suo figliuolo sia stato l’infelice cagione delle sue disgrazie, che lo ridussero a morire nelle carceri. È questo un aneddoto, che ci ha conservato il Mongitore (2837), sebbene non lo rapporti colla necessaria precisione. Racconta egli, che Francesco Ferdinando Avalos de Aquino marchese di Pescara vicerè pose sotto la custodia di questo presidente una dama per nascita, e per ricchezza rispettabilissima, affinchè fosse collocata in matrimonio con un cavaliere di natali corrispondenti al suo grado, e che il Percolla permise a suo figliuolo di cercare queste nozze; del che sdegnato il vicerè lo mandò in prigione, dove miseramente morì a’ 4 di febbraro dell’anno 1572. Non ci accenna questo biografo di quale famiglia fosse stata questa [X] dama, e qual dote recava, per la quale erano ambiti i di lei sponsali: circostanze, che non doveano preterirsi da un diligente storiografo.


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Storia cronologica dei vicerè luogotenenti e presidenti del Regno di Sicilia
Appendice - Indici - Note
di Giovanni Evangelista Di Biasi
Stamp. Oretea
1842 pagine 1333

   





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