Successe al Cifuentes Francesco Rao nato in Tavormina, che dall’avvocazia fiscale della gran corte passò ad occuparne la presidenza. La cedola viceregia, con cui venne egli eletto a questa carica, fu data in Palermo a 1 di marzo 1590 (2840), e da essa apprendiamo che il Cifuentes fu il di lui antecessore, dicendovisi che si elegge a questo posto: Stante la morte di D. Luca Cifuentes. Intorno a questo terzo presidente della gran corte ci troviamo alquanto imbarazzati. Scrive Vincenzo Auria (2841), ch’esistea il di lui ritratto nel vestibolo della congregazione della Nunziata posta nella casa Professa degli estinti pp. gesuiti, e vi si leggea il seguente elogio: Franciscus Rao Tauromenitanus Annunciatae V. M. sodalis, Magnae Curiae Judex, Advocatus, Praeses, abdicato Praesidis munere, indutus habitu, emissisque votis Societatis Jesu, in qua A. 1615 adscriptus fuerat. Obiit Panormi 20 Decembris 1618 aetatis 85. Da questa epigrafe pare, che chiaramente rilevisi che il Rao rinunziò la carica di presidente della gran corte, ed entrò nella società de’ gesuiti l’anno 1615, dove vesti l’abito, e fece i voti, e morì poi nel 1618. Ora osta a questo racconto l’atto di elezione in presidente della gran corte fatto a’ 3 di giugno 1619 in favore di Giovan Battista de Blaschis suo successore, e che rinviensi nell’officina del protonotaro (2842), nella quale dicesi, ch’ei viene scelto a questa carica: Ob mortem Joannis Francisci Rao. Casca perciò la pretesa rinunzia della presidenza, imperocchè in cotal caso si sarebbe detto nel dispaccio: Ob renuntiationem, non già ob mortem.
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