Carlo II, conoscendone i meriti, lo aveva chiamato l’anno 1680 a Madrid nel consiglio d’Italia, e poi lo avea spedito ambasciadore ai principi d’Italia, acciò procurasse di collegarli colla Spagna contro la Francia. Finalmente l’anno 1682 lo rimandò in Sicilia a presedere alla gran corte, accordandogli il titolo di duca di s. Martino, che godono tuttavia i di lui eredi. Visse fino all’anno 1690, in cui morì ai 17 di ottobre, e fu seppellito nel tempio di s. Domenico di Palermo, dove Vincenzo Ramondetta suo figliuolo gli eresse un nobile marmoreo mausoleo con una onorifica iscrizione, che ivi leggesi, e viene rapportata dal Mongitore nella sua Biblioteca siciliana (2857).
Nell’anno di appresso 1691 giunse la cedola di presidente della gran corte a Giuseppe Scoma. Fu essa sottoscritta dal ridetto monarca ai 29 di marzo, e fu eseguita in Palermo ai 25 di maggio dello stesso anno. Era lo Scoma nato nella terra di Caltabellotta, ed applicatosi alla legge civile vi fe dei così rapidi progressi, che divenne in breve uno dei più famigerati avvocati del foro di Palermo. Dopo di essere stato più volte giudice nei varî tribunali, fu eletto avvocato fiscale prima del regio patrimonio, e poi della gran corte; fu indi maestro razionale, e da questa carica passò alla presidenza della gran corte. I suoi talenti, e la sua integrità, siccome lo fecero stimare dai vicerè, e particolarmente dal duca di Uzeda, così lo fecero salire a così eccelso grado, ch’è il supremo tra le magistrature legali.
| |
Madrid Italia Italia Spagna Francia Sicilia Palermo Vincenzo Ramondetta Mongitore Biblioteca Giuseppe Scoma Palermo Scoma Caltabellotta Palermo Uzeda
|