Dopo un anno si restituì alla patria collo stesso titolo di reggente, e coll’onore d’intervenire a tutti i sacri consigli, e tribunali, e di darvi il suo voto. Visse fino all’ultimo di novembre dell’anno 1610, nel qual giorno morì, e fu sepolto nella cappella gentilizia della Madonna dell’Oreto nella chiesa di Santa Maria degli Angioli in Palermo de’ pp. minori osservanti, dove vi è eretto un tumulo marmoreo con un medaglione che lo rappresenta, e la iscrizione che segue:
D. O. M.
Don Modestus Gambacurta vivens sibi, et Aeleonorae amantiss., ac satis B. M. conjugi P. Ob. nonis augusti M. D. LXXXVII. Hic vero cum in S. R. Consilii muneribus fere omnibus, et praecipue ann. XXVII. Patrimonii Regii, ac S. Coscientiae Tribunalibus Praesidens, etiam conjunctim, singulari prudentia decoratus, postmodum in Supremae Italiae Consilio Regens Philippo II, et Philippo III. RR. DD. NN. potentissimis servivisset, idem cum eodem Regentis munere, interventu, ac voto in omnibus Consiliis, ad Patriam reversus, tituloque Marchionis illustratus post LIII. annorum praeclara, et continuata servitia, migravit in Coelum prid. Kal. Decembris M. DC. X.
[XVII] Le parole etiam conjunctim, che sono in questa lapide, e dalle quali il Mongitore ricavò che il Gambacurta fu insieme presidente del concistoro, e del patrimonio, essendoci mancato il monumento pubblico, che lo dicesse, ci hanno tenuto lunga pezza dubbiosi della verità di questo fatto, non parendoci sufficiente prova ad avventurarlo o la espressione della iscrizione, solendosi in cotali elogî magnificare le cose sopra il vero, o l’autorità del suddetto bibliografo, che, come in altri fatti, così in questo potè lasciarsi ingannare.
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