Noi veggiamo, che quantunque la corte del nostro re sia così vicina, nè vi si frappongano altri ostacoli, accade nondimeno spesse volte, che passino molti mesi prima che si compisca il giro delle vacanti magistrature. Fu il Corsetti non solo dotto nella giurisprudenza, ma inoltre portato a coltivare le amene lettere, essendo stato uno de’ promotorî per far rinascere l’anno 1622 l’accademia de’ Riaccesi, ed essendosi esercitato con lode nell’arte poetica. Morta finalmente la signora Lauretta del Tignoso sua moglie, rinunziò al foro l’anno 1636, ed entrò nello stato ecclesiastico.
Scrive il Mongitore (2898), che il re Cattolico, essendo vacata la presidenza della gran corte, nonostante ch’ei fosse sacerdote, lo elesse a questa carica; e perchè questa era incompatibile collo stato ecclesiastico, avea ordinato al suo ambasciadore in Roma, che ottenesse dal pontefice Urbano VIII la dispensa; ma che mentre si trattava questo affare alla santa sede, il re, cambiando sentimenti, lo promosse nell’anno 1638 al vescovado di Patti. Ci mancano i monumenti; ma è assai verisimile ciò, che scrisse questo biografo, essendo veramente vacata la presidenza della gran corte l’anno 1636 per la morte di Giovanni Battista de’ Blaschis, nè essendosi provveduta, se non dopo che fu il Corsetti promosso al vescovado, nella persona di Lucio Denti l’anno 1639. Noi torneremo a parlare di questo prelato, che fu presidente del regno gli anni 1640 e 1641. Morì egli l’anno 1643 (2899). Anche questi viene omesso dall’Auria fra i presidenti del patrimonio.
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