La carta reale, che gli conferiva questa carica, fu firmata in Madrid a’ 29 di luglio 1703, e registrata in Palermo a’ 7 di giugno 1704 (2927).
Il re Vittorio Amedeo, cui era toccato il nostro regno, volendo ritornare a Torino, e condur seco Vincenzo Ugo, affinchè gli servisse di consigliere per gli affari di Sicilia, promosse alla presidenza della gran corte il mentovato Giuseppe Fernandez l’anno 1714, e nel vacante patrimonio elesse per presidente Casimiro Drago, ch’era collo stesso grado nel tribunale della regia coscienza, e gliene sottoscrisse la cedola a’ 2 di agosto del medesimo anno (2928). Continuò il Drago a presedere in detto tribunale fino all’anno 1720, in cui essendo entrate le armi austriache in Sicilia, furono rimossi i ministri eletti da Vittorio Amedeo, e fra questi il Drago, il quale in capo a poco, essendosene conosciuti i meriti, fu ristabilito nel ministero, e fu nel 1723 promosso interinamente alla presidenza della gran corte, come abbiamo altrove additato. Fu perciò eletto l’anno istesso 1720, Ignazio Perlongo presidente del real patrimonio, come costa dal dispaccio spedito dal segretario di stato per gli affari di Napoli, e di Sicilia Giovanni Antonino Alverado a’ 16 di maggio 1720 (2929). Era egli stato avvocato fiscale del patrimonio, e di poi della gran corte, e dal vicerè Pignatelli trovavasi eletto presidente interino del concistoro. Dimorò pochi anni in questa carica, avvegnachè fu poi chiamato in Vienna per occuparvi quella di reggente nel supremo consiglio d’Italia.
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