Non intendiamo, s’egli fosse stato eletto presidente del concistoro, o si sia casato, o fosse morto ai 1° d’ottobre 1605. S’egli morì, come dice di aver cavato da un manoscritto il canonico Mongitore, a’ 4 di agosto 1604, nessuna delle tre cose potè accadergli al 1° d’ottobre 1605, in cui non era più fra’ viventi.
Subentrò nel luogo di Gomez Mario di Gregorio messinese. L’elezione accadde ai 10 di ottobre 1605, nel qual giorno gli fu spedita la cedola dal castello di Olimedo, che poi fu esecutoriata in Palermo a’ 22 di febbraio dell’anno 1606 (2959). Era egli allora avvocato fiscale del real patrimonio. Non durò molto tempo in questo posto, essendo morto ai 20 di maggio dello stesso anno 1606. Fu valente giureperito, e scrisse l’anno 1601 il famoso voto, con cui dichiarò, che il vicerè Bernardino de Cardines duca di Macqueda, il quale andava a morire, potea pur lasciare per presidente del regno Giorgio Cardines marchese di Elci suo primogenito, di cui abbiamo parlato nel corso di questa nostra storia, qual voto fu dato alle stampe l’anno di appresso per i torchi di Antonio de Franciscis (2960).
La vacante presidenza per la morte di Mario di Gregorio fu conferita a Rutilio Scirotta. L’elezione fu fatta da Giovanni Fernandez Paceco marchese di Vigliena vicerè a’ 28 di febbraio 1607 in virtù delle lettere ricevute da sua Cattolica maestà a lui dirette, e scritte a’ 9 di gennaio precedente (2961). Di questo ministro si è parlato abbastanza nella serie de’ presidenti del patrimonio.
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