Allora noi crediamo che gli successe Francesco Maria Cavallaro, cui nondimeno non fu spedita la cedola da Praga, dove si trovava l’augusto Carlo VI, che a’ 22 di luglio 1723, quale carta fu poi esecutoriata in Palermo a’ 5 di novembre dell’anno istesso (3001).
Passato il Cavallaro alla presidenza del patrimonio per l’elezione del Perlongo frai reggenti del sacro consiglio d’Italia a Vienna, fu assunto a quella del concistoro Giacomo Longo. Ne sottoscrisse l’elezione in Vienna lo stesso imperadore a’ 26 di gennaio 1724, e il di lui chirografo fu eseguito in Palermo a’ 29 di aprile dello stesso anno (3002). Avea già egli preso possesso a’ 24 di febbraio, e dato il solito giuramento (3003). Il marchese di Villabianca (3004) non avendo presenti queste carte lo fa eletto fra gli anni 1725, 1726, e 1727, ma la cedola, e il possesso accaddero prima. Sostenne il Longo la presidenza suddetta fin all’anno 1734, in cui abbracciando lo stato ecclesiastico fu fatto giudice della regia monarchia, e abate di s. Maria Terrana. Fu egli uomo assai dotto, e da lui abbiamo l’elegante continuazione della storia [XXXII] del Maurolico fino alla entrata del re Vittorio Amedeo; e fu caro a’ viceregnanti, come si è detto nel corso di questa istoria.
La dimissione del Longo fu molto opportuna per collocare il Loredano, ch’era stato spogliato, come si è detto nell’antecedente catalogo, per falsi sospetti della presidenza del patrimonio. La cedola della di lui elezione fu data a’ 16 di novembre 1734 dal vicerè istesso, che lo avea deposto, cioè dal conte di Montemar, ed egli nel dì 18 prese possesso della nuova presidenza (3005). Durò il Loredano due anni in questa carica; imperocchè morto il Bonifazio presidente del patrimonio, fu egli destinato a presedere di nuovo a questo tribunale.
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