Il primo reggente, che fu eletto nel supremo consiglio d’Italia, fu Vincenzo Percolla, di cui si è parlato nel ruolo de’ presidenti della gran corte. Fu egli promosso a questa carica per cedola data a Madrid a’ 6 di dicembre 1562, che fu esecutoriata in Palermo a’ 22 di marzo 1564 (3020).
      Rimandato il Percolla in Sicilia, per [XXXIV] occupare nella riforma de’ tribunali l’onorifico posto di presidente della gran corte, gli fu sostituito nella reggenza Agostino Gisulfo, che abbiamo nominato fra’ presidenti del patrimonio. La carta reale di sua elezione fu segnata in Madrid a’ 10 di ottobre 1570, e fu registrata in Palermo a’ 5 di gennaio dell’anno 1571 (3021).
      Nel 1574 il Gisulfo fu destinato a presedere al regio patrimonio, ed in sua vece fu chiamato alla reggenza in Ispagna Raimondo Ramondetta, ch’era stato il primo presidente del concistoro. Fu spedita la lettera reale da Madrid al 1 di marzo 1574, e fu esecutoriata in Messina a’ 6 di giugno dell’anno medesimo (3022).
      Avendo ottenuta il Ramondetta la licenza di ritornare in Sicilia, subentrò in suo luogo l’anno 1582, Francesco Saladino. Ciò costa dal chirografo reale sottoscritto nel cammino presso Lisbona a’ 23 di settembre 1582, e registrato in Palermo a’ 10 di marzo dell’anno seguente 1583 (3023). Servì questi il sovrano nel posto affidatogli sino all’anno 1601, in cui se ne morì.
      Mentre il Saladino dimorava in Ispagna, ebbe per compagno, come reggente sopranumerario, nell’anno 1597, Giovan Battista Celestre, come si fa chiaro dal dispaccio reale dato in Madrid a’ 20 di marzo 1597, ed esecutoriato in Palermo all’ultimo di maggio del medesimo anno (3024). Alla morte poi del ridetto Saladino, rimase il Celestre proprietario fino all’anno 1602, in cui venne in Sicilia ad occupare la presidenza del patrimonio.