Il monumento, ch’egli accenna, non è la cedola di elezione, ma il dispaccio del salario. S’egli prese possesso a’ 23 di settembre, la cedola di elezione dovè essere precedente, benchè poi costumavasi di non assegnarsi il salario, se non precedeva il possesso. Morì questo giureperito in Ispagna l’anno 1677.
      Pietro Oliveri, che occupava la presidenza [XXXVII] del patrimonio, fu alla morte del Denti chiamato in Ispagna nell’anno 1678, per subentrare nel consiglio d’Italia al medesimo. Noi in verità non abbiamo rinvenuta la sua cedola; ma ci è caduto in sorte un dispaccio de’ 23 di maggio 1678, che fu eseguito in Messina a’ 28 di giugno seguente (3048), con cui si assegnano a questo ministro cinquecento ducati d’oro per aiuto di costa a cagione del viaggio che dovea fare, essendo stato nominato per reggente del consiglio d’Italia per la morte del reggente Vincenzo Denti. Visse l’Oliveri altri due anni, e morì in Madrid a’ 15 di luglio 1680.
      Per la morte dell’Oliveri fu eletto reggente Giovanni Ramondetta, di cui non sappiamo che abbia antecedentemente sostenuto altro posto nelle magistrature, che quello di maestro razionale, e ci costa che fu adoperato negli affari politici da’ vicerè de’ suoi tempi. L’elezione dicesi che fu fatta a’ 18 di ottobre 1680, e fu esecutoriata in Palermo ai 6 dello stesso mese del seguente anno 1681. Siamo privi di questo monumento; ma ne abbiamo due altri, che ci assicurano della carica di reggente del Ramondetta; l’uno è l’elezione di Antonino Giurato in maestro razionale sottoscritta a Madrid a’ 21 di novembre, in cui dicesi che viene eletto a questo posto per la promozione del Ramondetta alla carica di reggente (3049); l’altro è dato dalla stessa città a’ 6 di ottobre 1681, con cui segli assegnano mille ducati d’oro per il viaggio in Ispagna, essendo stato eletto reggente d’Italia (3050). In capo a due anni, cioè l’anno 1682, dopo di aver egli servito lodevolmente il re Cattolico nella commissione presso i principi d’Italia, affinchè si collegassero colla Spagna contro la Francia, fu rimandato in Sicilia presidente della gran corte.