In questa occasione vacando la reggenza, vi fu chiamato Antonino Giurato, che trovavasi maestro razionale del real patrimonio, cui fu mandata la cedola da Madrid a’ 5 di febbraro 1683. Questa regia carta non si è trovata ne’ nostri archivî, ma abbiamo nella regia cancellaria (3051) un dispaccio del re Carlo II de’ 17 di maggio 1683, con cui si addita che il mentovato Giurato avea già preso possesso della carica di reggente nel supremo consiglio d’Italia, e perciò si ordina che segli paghi il salario; qual biglietto reale fu registrato in Palermo a’ 22 di giugno dell’anno medesimo. Visse egli lunga pezza reggente in Madrid, giacchè era ancora in questo posto nell’anno 1707, in cui il canonico Antonino Mongitore stampò il suo primo tomo della Biblioteca siciliana (3052); nè sappiamo che nel turbolento governo del re Filippo V siesi eletto altro reggente siciliano nel consiglio d’Italia. Laonde sospettiamo, che o visse fino che durò nostro re il ridetto Filippo V, o che morto lui in quei calamitosissimi tempi, non si sia pensato a chiamare altro reggente dalla Sicilia.
Passato il nostro regno nelle mani del re Vittorio Amedeo di Savoia l’anno 1713, ed essendo questi venuto in Palermo a prendervi la corona reale, e a dimorarvi per un’anno, non vi fu allora bisogno di reggente; consultava egli gli affari col sacro consiglio. Ma quando si determinò ad abbandonare questa isola, e a ritornare in Savoia, volle seco condurre un ministro, che lo assistesse, e lo consigliasse in tutto ciò, che riguardava il nostro regno.
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