Passò anche al numero de’ morti [XL] nell’anno 1784 il marchese Domenico Pensabene, che da tanto tempo si era fermato in Napoli ministro della giunta di Sicilia. In questa vacanza fu eletto in di lui luogo il cavaliere Michele Perremuto caltagironese. Gli arrivò l’avviso dalla segretaria di giustizia, e grazia dato in Napoli a’ 10 di luglio dello stesso anno, e fu registrato nello stesso libro della mentovata conservadoria dell’azienda (3067).
Nel cambiamento del ministero, che abbiamo accennato ne’ due cataloghi dei presidenti della gran corte, e del real patrimonio accaduto l’anno 1787, per cui fu scaricato della presidenza della gran corte Stefano Airoldi, e fu giubilato per la sua avanzata età il presidente del patrimonio Giuseppe Leone, vacarono nello stesso tempo le due presidenze della gran corte, e del patrimonio; ed essendo stato eletto il cavaliere Giovan Battista Asmundo, che trovavasi, come abbiamo detto, presidente del concistoro, a presedere nella gran corte, restarono senza i capi il real patrimonio, e il tribunale del concistoro. Il re vi destinò i due consiglieri siciliani, che si trovavano in Napoli, conferendo la presidenza del patrimonio, come si è detto nel ruolo de’ presidenti di detto magistrato, al cavaliere Michele Perremuto, e quella del concistoro ad Antonino Ardizzone, cui accordò ancora il titolo di marchese, giusta ciò, che abbiamo avvertito nell’antecedente catalogo.
Mancate così le due piazze di consiglieri siciliani in Napoli, il re vi sostituì in una il marchese Agostino Cardillo messinese, ch’era maestro razionale del real patrimonio, e nell’altra il barone Giuseppe Cugino avvocato fiscale della gran corte; il primo in vece del Perremuto, e il secondo in luogo dello Ardizzone.
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