Incorpora i privilegî dell’università di Messina alla università di Catania, ivi. Torna a Messina, e dà principio alla Cittadella, 417. Viene a Palermo, e celebra le nozze del sovrano, ivi. Per lite nata fra lo arcivescovo [LI] di Palermo, e il giudice della monarchia, esilia il primo, ivi. È costretto a farsi assolvere dallo arcivescovo stesso, 418, e n. 1. Torna a Messina, ivi. Castiga lo intero magistrato della gran corte criminale, ivi. Si restituisce a Palermo, e celebra l’anno 1680 il parlamento generale ordinario, ivi, e seg. Accorda il diritto di monetare alla detta capitale, e vi fa fabbricare la officina, 420. Guarnisce la lanterna del molo, e fa altri abbellimenti a Palermo, ivi. Assicura il commercio interno, ed esterno dell’isola, ivi. Ritorna a Messina per compiere la Cittadella, ivi. E poco dopo si restituisce a Palermo, per aspettare il suo primogenito, 421. Savia sua condotta nello arrivo di questo suo figliuolo, ivi. Celebra con pompa le di lui nozze, ivi. Dà il toson d’oro al principe di Pietraperzia, 422. Destina il conservatore Giovanni Retano per perfezionare la Cittadella di Messina, ivi. Prende il nuovo possesso del viceregnato, ivi. Dopo di essersi trattenuto qualche giorno a Messina si reca a Palermo, e celebra l’anno 1684 l’ordinario parlamento, ivi. Riparte per Messina, dove fa innalzare la statua di bronzo di Carlo II re di Sicilia, 423. Promulga in Palermo la tregua stabilita l’anno 1685 fra la Spagna, e la Francia, 424. Sue dimestiche afflizioni per la morte della nuora, ivi.
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