Apre la nuova strada, che incrocicchia la detta città per mezzo, che fu poi chiamata dal titolo del suo ducato la strada Macqueda, 266. Ingrandisce il regio palagio di Palermo, ed ordina, che ivi vengano i tribunali a tenere le loro sessioni, ivi. Obbliga i ministri de’ medesimi tribunali a portare sempre la toga, ivi. Stabilisce la deputazione degli stati, per non fare decadere lo splendore della nobiltà siciliana, ivi. Promuove il commercio così interno, ch’esterno, ivi. Se abbia egli mai fatta la impresa di Tripoli? 267. Fa quella di Algieri, che gli riesce vana, ivi, e n. 6. Tiene l’anno 1600 l’ordinario generale parlamento, in cui riceve un dono di venticinque mila scudi fattogli dagli ordini dello stato, 268. Suo elogio, ivi. Se ne muore, ivi. Prima di morire nomina col consenso del sacro consiglio Giorgio suo primogenito per presidente interino nel regno, ivi. Esequie, che gli furono celebrate, 269. – Giorgio marchese di Elci presidente del regno, 268. Suo elogio, ivi.
Cardona Antonio vicerè, 39. Sue doti, ivi. – Antonio presidente del regno, 55. È diverso da quello, che l’anno 1416 fu vicerè con Domenico Ram, 56, e n. 3. – Giovanni conte di Prades vicerè, 107. Frastorna il matrimonio di Anna Caprera, erede del vasto stato della contea di Modica, col figliuolo del re di Napoli, e cerca di fare entrare questa dama in casa sua, ivi, e segu. Parte per la Sardegna per sedarvi i tumulti, 109. Avvedendosi delle gelosie del vicerè di quella isola, si ritira, 110. Convoca in Polizzi l’anno 1478 un parlamento, ivi, e poi lo trasporta in Catania, 111. Cerca di sedare il tumulto suscitatosi in quella assemblea fra gli ambasciadori di Palermo, e quelli di Messina, e carcera questi, ivi, e seg.
| |
Macqueda Palermo Tripoli Algieri Giorgio Giorgio Elci Antonio Antonio Domenico Ram Giovanni Prades Anna Caprera Modica Napoli Sardegna Polizzi Catania Palermo Messina
|