Arma in Napoli, e in Milano per riacquistare la Sicilia, 498. Spedisce con uno esercito di diciotto mila uomini il conte Claudio Florimondo di Mercy nel nostro regno, che gli acquista molte città, e lo fa acclamare re di Sicilia, 514. Medaglie fatte coniare in questa fausta occasione dal senato di Palermo, 515. Iscrizione apposta in memoria di questo principe alla casa senatoria, ivi. Accorda a preghiere del parlamento un residente, che stia a Vienna a nome della nazione, 516. Crea grande di Spagna di prima classe il senato di Palermo pro tempore, ivi. Sua politica nella contesa nata fra il vicerè Ettore Pignatelli duca di Monteleone, e il senato di Palermo, 517. Diviene a togliere dal regno le tanto incommode milizie urbane, 521. E riceve dagli ordini dello stato un particolare donativo, ivi. Fa la pace co’ Tunisini, e co’ Tripolini per tutti i suoi stati, 522. E poi ottiene la medesima dagli Algerini, 523. Resta contento della bolla di concordia promulgata dal pontefice Benedetto XIII intorno alle contese nate fra le corti di Sicilia, e di Roma per la contrastata monarchia, 526. Ordina per tutto il regno la promulgazione di questa costituzione, 527. Si duole acremente della lega fatta da alcune potenze a favore dello infante di Spagna Carlo Borbone, e cerca in tutte le maniere di persuadere il gran duca di Toscana, e il duca di Parma a non permettere, ch’entrassero ne’ loro stati le truppe spagnuole, 528. Spedisce di nuovo in Italia con una poderosa armata il conte di Mercy per opporsi allo esercito spagnuolo, ed ordina a’ due vicerè di Napoli, e di Sicilia di mettersi sulla difesa, e di guardare i due regni loro confidati, ivi.
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