Filippo V. Borbone, duca di Angiò, e secondogenito del Delfino di Francia, viene acclamato re di Sicilia, 442. È riconosciuto dagl’Inglesi, e dagli Olandesi per re di tutta la Spagna, ivi. Va perciò a Madrid, 443. I Palermitani gli erigono una statua di marmo, che fu collocata dirimpetto alla porta della Doganella, ivi. Varie vicende di questo simulacro, ivi, nota 3. Viene in Italia, per riparare i danni, che ricevuti avea dalle forze austriache, 447. Le sue armi soffrono delle disgrazie dappertutto, 451. Perdite fatte da questo monarca nei regni di Spagna, ivi. Nuovi disastri accadutigli in quella monarchia, 452. Rientra glorioso nella città di Madrid, ivi. Perde Alicante, e Cartagena, e riceve delle considerabili sconfitte per tutta [LXXIV] la Lombardia, ivi. Ottiene dei vantaggi contro le armi cesaree, e ha il piacere di vedersi nato il principe ereditario, 455. Perde l’isola della Sardegna, 464. È costretto a fuggire da Madrid, 466; ma poi vi ritorna vittorioso, e trionfante, 467. Ricusa di aderire alla pace proposta dalla regina d’Inghilterra, dal re Cristianissimo, e dall’imperadore Carlo VI, 502. Consente finalmente alla cessione del regno di Sicilia a favore dell’imperatore mentovato, e di quello di Sardegna, che vien concesso a Vittorio Amedeo II, duca di Savoja, 509. Ordina perciò l’evacuazione della Sicilia, e della Sardegna, 513. Rinunzia tutti i suoi regni al figlio primogenito, e si ritira a vita privata, ma di poi per la morte di questo è costretto a riprenderne il governo, 519, nota 3. Sua morte 572. Solenni funerali celebratigli in Palermo, ivi.