Gasch Giuseppe, arcivescovo di Palermo, per essere mancata la pesca dei tonni benedice il mare, 453. Cerca indarno di sedare il tumultuoso popolo, 460. Cresciuta la tumultuaziane, ritorna a farsi vedere per tranquillarlo, e in parte vi riesce, 461. Avendo ricusato di pubblicare la lettera della congregazione della Immunità di Roma intorno alla contrastata monarchia di Sicilia, finalmente alle vive istanze fattegli dalla santa sede la promulga, 473. Fa celebrare a sue spese delle messe per suffragare l’anima della morta regina di Spagna, 480. Riceve due monitorî dalla corte di Roma per le vertenze riferite fra essa, e i serenissimi re di Sicilia, ch’egli presenta al marchese di Balbases, il quale si niega di accettarli, ivi. È chiamato alla corte di Torino dal re Vittorio Amedeo II, e a quale oggetto? 488. Giunto a Livorno, e portatosi di poi a Firenze, viene dal nunzio del papa impedito di ubbidire al suo re col portarsi a Torino, ed è consigliato di recarsi piuttosto a Roma, come eseguisce, 497. Arrivato a quella corte legittima così bene la sua passata condotta presso il pontefice Clemente XI, che riacquista il favore, e la protezione del medesimo, ivi. Richiamato in Palermo dal vicerè marchese di Lede ricusa di volervi ritornare, se prima non sono del pari liberati dall’esilio tutti gli altri ecclesiastici, che trovavansi fuori delle loro patrie, ed obbliga il ridetto vicerè ad accordare ai medesimi la stessa grazia, ivi. Perchè ciò nonostante non si restituì alla capitale? ivi.
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