Allo apparire di certe navi, e allo udire cacciati i loro compagni dal regno di Napoli, entrano in grandissimi timori di dover soffrire anche in Sicilia la stessa infelice sorte, 613. Venuto l’ordine di esiliarli, dimandano indarno al vicerè Fogliani una qualche dilazione alla loro partenza dalla Sicilia, ivi, e nota 1. Modo, con cui furono discacciati, ivi, nota 3, e 4. Descrizione della loro luttuosa partenza, 614. Risposte date dalla corte di Napoli riguardo a coloro, ch’erano restati in Sicilia per giusti motivi, 615. Diversi proclami venuti dalla real corte, e pubblicati contro di essi, ivi.
      Giacomo III, fratello della regina Anna d’Inghilterra, detto il cavaliere di s. Giorgio, chiamato dalla corte di Spagna, e dal ministro di essa il cardinal Giulio Alberoni, viene a Madrid, e parte per la Scozia con una poderosa armata, per impossessarsi di quel regno, 502, e nota 3. Soffre una terribile tempesta, per cui la flotta si rovina, ed è costretto a ritornare in Madrid, dalla quale città, per la pace fatta coll’Inghilterra, è costretto a partire, ivi, nota 4.
      Gianguzzo Antonio, messinese, è sospetto [LXXIX] di fellonia, 468. Se gli fa il processo, 469, ed è appiccato per la gola con altri complici, ivi.
      Giannone Pietro, suo errore intorno al regno cesso dall’augusto imperadore Carlo V. a Filippo II, suo primogenito, nella occasione, che si accasò colla regina d’Inghilterra, 196, nota 3. Altro suo sbaglio intorno all’autore della bolla in Coena Domini, 223, n. 1. S’inganna nel riferire l’arrivo della flotta francese in Napoli accaduto l’anno 1654, 367. Sbaglia nel fissare la venuta del conte di Santo Stefano in Napoli, 427, n. 4. Tace lo arrivo di Filippo V. in detta città, 447, nota 6.