Parte di poi per Milano, 322. Dopo pochi mesi si restituisce in Sicilia, ivi. Riforma con una rigorosa prammatica lo eccessivo lusso nel regno, ivi. La quale suscita dei tumulti fra i tessitori, 323. Si lascia indurre dal cardinale Doria a sospenderne la esecuzione, ivi. Promulga una altra prammatica intorno al tabacco, e rinnova quella antica della deputazione degli stati in vantaggio della addebitata nobiltà, ivi. È richiamato dalla Sicilia, e parte, ivi. Medaglia, in cui è espresso il suo volto, ivi. Va al governo dei Paesi Bassi, 325. Elogio di questo cavaliere, ivi, in cui si celebra la di lui premura di estendere la compagnia della pace per tutto il regno, ivi.
Mendoza Pietro, si ricerca, se sia mai stato presidente del regno? 185, n. 5. Viene destinato da Napoli con truppe per fortificare la città di Messina contro le temute invasioni dei Turchi, ivi.
Mendoza Rodrigo, duca dell’Infantado, è eletto vicerè di Sicilia, 364. Si porta a Messina, e dopo di esservisi fermato pochi giorni, parte, e si reca a Palermo, ivi. Feste solenni, che furono celebrate allo arrivo di questo viceregnante, 365. Si disgusta per etichette di titoli col duca di Montalto, che era stato presidente del regno, il quale perciò abbandona la Sicilia, ivi. Estremo rigore, con cui opera questo vicerè, ivi. Preserva la Sicilia dal pericolo della peste, di cui era minacciata, ivi. Fa un giro per tutte le città marittime del regno, e poi ritorna in Palermo, affine di celebrarvi solenni feste per le vittorie ottenute dalle armi austriache, 366. Va a Messina, dove essendosi al suo arrivo suscitato un tumulto, ha la maniera di subito sopirlo, ivi.
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