Fanno un nuovo progetto di dividere la Sicilia in due viceregnati, e lo propongono alla corte di Madrid colla seducente offerta di un milione, 308. Ricorrono alla medesima corte contro il vicerè duca di Alcalà dolendosi, che avesse accordato alla città di Palermo il permesso di poter monetare, ed ottengono, che sia rivocato il privilegio, 314. Tumultuano l’anno 1646 per mancanza del pane, 331, e segu. Ma non si muovono punto nella comune tumultuazione, ch’era accaduta in Palermo, e in tutte quasi le città del regno, 335. Disgusti ch’eglino ebbero col vicerè conte di Ayala, 376. Carcerano, e danno la corda al percettore regio mandato dal mentovato viceregnante nella città di Milazzo, 377, e in questa occasione spediscono a Madrid come ambasciadori due loro cittadini per difendere la loro condotta, ivi, i quali per le protezioni, che godevano in quella corte ottengono ciò, che bramano, 378. Riesce loro d’indurre il sovrano ad accordare a Messina la singolare grazia della estrazione privativa delle sete da quel porto, che pretendono, che il vicerè ne formasse col sacro consiglio una prammatica, 350. Allo che essendosi assolutamente negati i ministri, si sollevano, e li obbligano col vicerè a sottoscriverla, 380. Questa prammatica ottenuta con violenza viene poi rivocata dalla corte, ivi. Quindi eglino mandano a Madrid due cittadini per sostenere questo preteso loro privilegio, i quali se ne ritornano senza nulla punto ottenere, 381. Nuova loro tumultuazione nell’anno 1672, e perchè? 388. Fazioni nate nella loro patria, e come si chiamassero?
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