Palermitani, abbandonano il partito di Bernardo Caprera, vogliono un proprio re, e propongono il matrimonio fra la regina Bianca, e Niccolò Peralta, della illustre famiglia di Aragona, 23. Invitano la medesima regina a portarsi nella loro città, la quale vi si reca, ivi. Tumulto accaduto nella loro patria l’anno 1450, 74. Tumultuano contro gli Spagnuoli, e ne uccidono una buona parte, 143. Cercano inutilmente l’anno 1607 di ottenere la facoltà di poter monetare in città, 277. Agitatasi la causa in Madrid, per la opposizione, che vi faceano i Messinesi, restano perditori, 278. Torto fatto alla nobiltà di essa città nella cavalcata fattasi in occasione dello ingresso del serenissimo principe Filiberto di Savoja, quando venne in Palermo a pigliar possesso del viceregnato di Sicilia, 299, n. 1. Ricorrono con divote processioni a Dio per la peste, che nell’anno 1624 era entrata in detta capitale, 302. Danni considerabili avvenuti in essa per questo flagello, ivi, n. 1. A quali santi ricorse il popolo? ivi, n. 4; e 303, n. 4. Spediscono a Madrid il nobil uomo Mariano Valguarnera, per la pretensione, che aveano i Messinesi, che fosse loro concesso un proprio vicerè, 309. Nella carestia dell’anno 1646 ricorrono nuovamente a Dio, 332, ed ottengono le desiate acque, 333. Vedendo nonostante, che si diminuiva il pane, si sollevano contro il governo, ivi. Bruciano le case dei maestri razionali, 334. Tornano a tumultuare per la carcerazione di certi portantini, ed andando alle carceri li traggono a forza dalle medesime, 335. Ricorrono inutilmente al vicerè, duca di Sermoneta, contro il privilegio ottenuto dai Messinesi per la estrazione privativa della seta dal loro porto, 380. Prendono i cannoni dal palagio dello arcivescovo, ed armano un baluardo alla marina, per tenere lontani i Francesi, 405. Ottengono finalmente il dritto di monetare nella loro patria, 438. Spediscono ambasciadori al re Carlo III, 536. Onori, che sono fatti ai medesimi in Napoli, 539. Mandano nuovi inviati a Messina, al medesimo monarca, per il di lui arrivo felice in Sicilia, 544. Loro giubilo per la venuta dello stesso sovrano nella capitale e feste in essa celebrate, 546. Loro lutto per la partenza del re Carlo III, 552. Come si custodiscono nella occasione della peste, che si era introdotta in Messina?
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