Riforma gli eccessivi diritti degli uffiziali di Messina, e regola le dogane, ivi. Se gli assegna un compagno nel viceregnato, 50, e poi un terzo, 51.
Speciale Pietro, presidente del regno di Sicilia, 73.
Sperone, luogo in cui si esponevano una volta i quarti dei corpi dei banditi, ed assassini, 360. Se n’è diroccata per ordine di Francesco d’Aquino, principe di Caramanico, vicerè, la fabbrica, su cui si appendevano, ivi, nota 2.
Spes (de) Gaspare, 114. È eletto in vita vicerè di Sicilia, 115. Esamina, se debba farsi guerra, o pace col re di Tunisi, ivi. Regola il prezzo delle monete, ivi. Fa un armistizio per due anni colla repubblica di Genova, 116, e seg. Fortifica il regno, per paura dell’armata turca arrivata in Puglia, 118. Tiene in Palermo l’anno 1481, l’ordinario generale parlamento, per la lega stabilita contro il Turco, ivi. Si fa odioso alla nazione, e principalmente alla nobiltà, per avere perseguitati il marchese di Geraci, e il conte di Golisano, 119, nota 4. Temendo di essere deposto dalla carica, per consiglio dei suoi amici si porta in Ispagna, ivi, e seg., dove ha la maniera di giustificarsi, e ritorna in Sicilia più potente di prima, 120. Perseguita a torto il maestro giustiziere, ivi. Manda mille uomini in Napoli, per difendere il re Ferdinando di Aragona, figliuolo di Alfonso, contro i baroni di quel regno che si erano rivoltati, ivi. Convoca l’anno 1487, in Palermo l’ordinario generale parlamento per la guerra contro i Mori di Granata, 121. È eletto dai parlamentarî ambasciadore alla corte, e ritorna in Ispagna, dove ottiene di esser fatto grande ammiraglio della flotta di Sicilia, ivi.
| |
Messina Pietro Sicilia Francesco Aquino Caramanico Gaspare Sicilia Tunisi Genova Puglia Palermo Turco Geraci Golisano Ispagna Sicilia Napoli Ferdinando Aragona Alfonso Palermo Mori Granata Ispagna Sicilia
|