Si persuade alla fine di discacciare i soldati irlandesi, ivi. Quietato il tumulto scrive alla corte di Madrid, e fa testimonianza della fedeltà dei consoli, 462. Richiama i baroni, ch’erano scappati dalla capitale, fa strozzare un romito, che suscitava il popolo a tumulto, e fa carcerare alcuni capi delinquenti, 463. Si fa poi vedere in pubblico, e va alla cattedrale, per ringraziare Iddio della ottenuta tranquillità, ivi. Invigila attentamente per la quiete di Palermo, e per la custodia del regno, 464. È confermato nel viceregnato di Sicilia, ivi. Propone ai consoli il ritorno delle truppe a ragionevoli condizioni, e l’ottiene, ivi. Affida la custodia della capitale ai collegî delle arti. Arma i cittadini, obbliga i baroni al servigio militare, stabilisce per piazza d’armi la città di Termini, e visita i passi nei quali è da temersi qualche sbarco dei nemici, ivi. Tiene spie per sapere coloro, ch’erano nemici della corona, 465. Manda il principe Pio, suo genero, nella città di Trapani, per sospetto di tradimento, 466. Entra in gran diffidenza, e gastiga colla morte alcuni capitani spagnuoli, resi sospetti di una certa propensione verso la casa di Austria, ivi. Va a Messina, sotto il pretesto di custodire quella città, ed ivi si ferma sino allo arrivo in Palermo del re Vittorio Amedeo II di [CXIII] Savoja, ivi. Carcera un canonico mandato da Mr. Niccolò Tedeschi vescovo di Lipari, e rimprovera a questo prelato la di lui strana condotta, 470. Ordina col consiglio dei suoi ministri a tutti i vescovi della Sicilia di rivocare i loro editti, coi quali promulgarono la lettera della congregazione d’immunità di Roma contro il giudice della monarchia, e non è dai medesimi ubbidito, 471, e nota 1. Promulga un bando, con cui vieta ogni commercio coi Veneziani, coi Lucchesi, e coi Parmegiani, 472, e perchè? ivi.
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