È ucciso, ivi.
Vega Ferdinando, presidente del regno, 193. Viene di nuovo eletto, 197.
Vega Giovanni vicerè di Sicilia, 189. Suoi aspri modi, ivi. Parte per Messina, e intima l’anno 1547 il generale parlamento, 190. Fa fare la enumerazione delle anime, ivi. Convoca l’anno 1549 un altro generale parlamento in Palermo, 191. Va a Catania, e vi fa fabbricare un bastione, ivi. Erge anche in Palermo due baluardi, ivi. È confermato nel viceregnato di Sicilia, 192. Va alla impresa dell’Affrica, e si attacca intorno al comando di terra con Garzia di Toledo, 193. Si attribuisce a torto la presa di Mahadia, e ne distribuisce il bottino, ivi, n. 5. Torna in Sicilia, ivi. La fortifica, e chiede allo imperadore Carlo V una flotta, per resistere a quella di Solimano, 194. Cerca dal gran maestro la Vallette le galee della religione, per unirle contro i Turchi, ivi. Va a Messina, ivi. Fabbrica Carlentini, ivi. Si schermisce alla domanda di Sinam bassà, ivi. Nega i soccorsi a Malta, ivi. Fa coniare la moneta in Messina, 195. Convoca l’anno 1551 in Catania l’ordinario generale parlamento, ivi. Celebra le nozze di sua figlia Elisabetta con Pietro di Luna conte di Bivona, ivi. Tiene nello stesso anno 1554 uno straordinario parlamento, e uno ordinario nel seguente anno, 196. Per malattia dimette per qualche tempo il governo del regno, ivi. Convoca l’anno 1556 in Palermo il parlamento per darsi giuramento al nuovo re Filippo II, 197. È confermato nel viceregnato, ivi. È chiamato alla corte dal nuovo re, che non più lo rimanda, 198. Carattere di questo vicerè, ivi.
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