Regala una lampade di argento a santa Rosalia, 485. Ritorna in Palermo, ivi. Scende va a comunicarsi al duomo, dà udienza al regio palagio, e poi si imbarca per partire, ivi. Veleggia verso Genova, ivi. Arriva a Torino, ivi. Vedendo la ostinazione di Roma, dà maggiore autorità al tribunale da se stabilito in Palermo, 486. Manda in Roma il giureconsulto Antonino Virgilio, e chiama a Torino Mr. Giuseppe Gasch, arcivescovo di Palermo, 487, e seg. Volendo il papa ostinatamente abolita la monarchia di Sicilia, comanda ai suoi ministri di procedere collo estremo rigore, 489. A suggestione del vicerè conte Maffei, ordina a’ medesimi di usare più moderazione, ma non è ubbidito, 490. Scrive al detto vicerè di trattare come amica l’armata spagnuola, 493. Ricorre all’Inghilterra, perchè gli sia mantenuto il possesso della Sicilia, 498.
Vitrano Francesco, paroco spedito in Madrid dai Palermitani, per far rivocare la grazia accordata ai Messinesi della estrazione privativa delle sete, e l’ottiene, 380.
Vivonne duca, generale delle galee di Francia, appoggia alla corte la ribellione de’ Messinesi, 397. È incaricato di portar la guerra in Sicilia; dopo di avere fatto precedere un convoglio di viveri, e di truppe, viene egli stesso in Messina, 399, e seg. Si batte cogli Spagnuoli, entra in detta città, è riconosciuto vicerè, 400. Tenta inutilmente di attaccare il campo in Milazzo, viene a Palermo, parte, e acquista il castello di Agosta, ivi. Spedisce il Duquesne contro Ruiter ammiraglio olandese, 401. E perchè? ivi, nota 3. Fa decapitare il p. Lipari, 402. E perchè? ivi, n. 2. Riceve un rinforzo dalla Francia, 404. Marcia colla flotta verso Palermo, ivi.
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