Medita di sgombrare il paese dai malefici influssi dei cadaveri che seppellivansi la più parte in città nelle chiese, 670. Fa costruire un camposanto fuori dell’abitato, ivi. Ordina di bruciarsi per mani del boia i due trattati sulla feudalità di Pietro de Gregorio, ivi. Convoca nuovo parlamento nel 1783 pei disastri avvenuti in occasione del tremuoto in Messina, 671. Provvedimenti antibaronali dati con poca prudenza in questa congiuntura, ivi. Regola con norme più eque lo squittinio per la nomina dei magistrati di Sicilia, 672. Parte nel 1784 per Napoli e lascia l’arcivescovo Sanseverino già stato eletto presidente del regno e capitan generale, ivi. Ritorna a 22 novembre di quell’anno, 673. Limita gli abusi del mero e misto impero, 674. Abolisce il foro ecclesiastico, ivi. Soccorre nel 1785 in occasione della carestia del pane la nostra isola, ivi. Usa con molto rigore contro taluni amministratori del monte di pietà che fallirono di parecchie migliaia di scudi lo stabilimento loro affidato, ivi. È richiamato in Napoli, 675. Riflessioni sul governo del Caracciolo, ivi. Viene sostituito nella carica dal capitan generale e presidente del regno Gioachino de Fonsdeviela, ivi. Muore il Caracciolo in Napoli a 4 luglio 1789, 684.
Caramanica principe, Francesco d’Aquino eletto vicerè di Sicilia a 21 aprile 1786, 675. Umori del baronaggio alla sua venuta, ivi. Convoca il solito triennal parlamento, 676. Cose che vi si fanno, ivi. Migliora molte strade di Palermo, 677. Tiene splendide feste in occasione d’esser venute due galere maltesi a complimentarlo, 679. Abbellisce a proprie spese il teatro s. Cecilia, 780. Pone freno alla adulterazione della cenere di soda, ivi.
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