La pattuita somma fu tosto soddisfatta dagli amici del Caprera, e il custode puntualmente la notte l’attaccò con una fune, e lo fe’ scendere. Credea il conte di essere già vicino ad acquistare la sospirata libertà, ma si trovò deluso. Il Lihori avea fatte stendere in aria delle reti, dalle quali mentre calava l’infelice cavaliero si trovò accalappiato, senza potersene disbrigare, e vi restò per la notte, e la seguente giornata fino all’ora di vespro, divenendo così la favola di coloro, che passavano per quella strada. Or quale verisimiglianza troveremo noi in questo racconto? Ci persuaderemo che il Lihori in tempi così critici si fosse ritirato alla Motta, e avesse abbandonata la corte della regina, dove era la molla movente tutti gli affari? Troveremo noi probabile che gli amici del Caprera, da’ quali diconsi sborsati i mille scudi d’oro, se ne stessero alla Motta, cioè in un paese di cui era signore il loro più ridottabile avversario? Immagineremo noi che una carcere di tanta importanza, in cui si custodiva un prigioniero, che tanto premea di conservare, fosse sferrata alla finestra, e per conseguenza così poco sicura?
(58) Surita, Annal. de Arag., t. III, lib. XI, cap. 72, p. 56.
(59) Il Rainaldo (in Annal. ad an. 1410, t. VIII, pag 309, n. 11) anticipa due anni questa elezione, fissandola lo stesso anno in cui morì Martino il vecchio, cioè l’anno 1410, ma si sbaglia all’ingrosso.
(60) Surita, loc. cit. cap. 87, p. 70.
(61) Surita, loc. cit. t. III, lib. XII, cap. I, p. 74.
(62) Chronologia de los virreyes, y presidentes del reyno de Sicilia, p. 2.
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