(63) Hist. cronol. delli signori vicerè di Sicilia, p. 4.
(64) Annal. de Arag., t. III, lib. XII, cap. 3, p. 77.
(65) Surita, loc. cit.
(66) Loc. cit.
(67) Rer. Ital. Script., t. XXIV, p. 1092.
(68) Loc. cit.
(69) Loc. cit.
(70) Loc. cit.
(71) La suddetta lettera è una risposta che fa Bianca alla città di Palermo, che l’avea avvisata dell’ottimo stato de’ monarchi di Aragona, e dell’arrivo degli ambasciadori, che da Trapani si era saputo in quella capitale. Si rallegra la regina dell’una e dell’altra notizia; dice a’ Palermitani di avere certi riscontri di essere confermata vicaria del regno, e di ottenere l’arbitrio di disporre della sorte del Caprera, e di determinare tutto ciò che riguarda il bene del regno, col consiglio però de’ ministri che tiene presso di sè, e di quelli che le saranno mandati dall’Aragona. S’ingannò ella intorno al Caprera, come si è veduto e si osserverà. Duolsi di poi la principessa di questa capitale, perchè avea seguito il partito del conte di Modica, tenendo a nome di esso i castelli, e particolarmente il palagio degli Schiavi, escludendo i fedeli Catalani, e introducendovi i Guasconi nemici della corona di Aragona. Ordina perciò all’università, che rimuova gli uffiziali del Caprera, che chiama occupatore e destruttore del regno, obblighi i castellani a render le fortezze, richiami i cittadini fuorusciti zelanti della corona, e tolga le barriere poste contro il palagio reale, minacciando di gastigare coloro per colpa dei quali i suoi ordini non fossero eseguiti.
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