Stor. part. III, lib. III, p. 58) lo chiama monsignor Abbatelli; ma si vede che codesto fu uno sbaglio del copista, chiamando egli dappoi Simone Bologna l’arcivescovo di Palermo. Forse egli avea scritto Beccadelli, che era il vero cognome di questo prelato, e l’amanuense vi pose Abbatelli.
(240) Tom. I in Alphonso, p. 333.
(241) Ivi p. 272.
(242) Lib. ultimo, cap. 22.
(243) Registro degli anni 1446-1447, VIII Ind., f. 51.
(244) Amico, Chronol. de los Virreyes de Sicil., pag. 6.
(245) Il Fazello (dec. II, lib. IX, cap. 9, pag. 184) lasciò registrato, che i Veneziani per consiglio di uno de’ marinari del re, che era disertato e si era ricoverato presso di loro, aveano riempito la poppa la prora, e l’albero di una nave che aveano seco, di foglie secche di alberi, e aspettato che il vento soffiasse verso le navi regie, dandole fuoco ve la spinsero, e così accadde il mentovato incendio. Lo stesso vien raccontato dall’Auria (Cronol. de’ signori Vicerè di Sicil., p. 13), che verisimilmente copiò il Fazello. Queste particolari circostanze non sono punto additate dal Fazio, da cui abbiamo questo fatto.
(246) Rer. suo temp. gest., lib. IX, p. 329 e 330.
(247) Cronol. de’ signori Vicerè di Sic., p. 13.
(248) Nelle note al Fazello dec. II, lib. IX, cap. 9. not. 9, p. 187.
(249) Dicta, et facta Alphonsi regis, lib. III, n. 9.
(250) Questa disgrazia, prosegue a raccontarci il Fazio (Rer. suo temp. gest., lib. IX, p. 330) indusse Alfonso ad ordinare che si armassero tosto dieci galee, il comando delle quali fu affidato a Bernardo Villamarino, con ordine di marciare nel mare adriatico, e fare mano bassa sopra i Veneziani.
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