Le misure prese per venirne a capo, non furono così ben dirette, che Giovanni non sapesse renderle inutili. Carlo fu vinto, e imprigionato, nè potè liberarsi dalle ritorte, che alla dura condizione di rinunziare al regno di Navarra, sino che vivesse il padre. Alfonso era stato il mediatore di questa pace, il quale per sottrarlo alle violenze della madrigna lo chiamò in Napoli, e gli assegnò dodici mila ducati di rendita per il suo congruo, e decente mantenimento. Era dunque questo real principe in Napoli, quando Alfonso finì di vivere.
(308) Surita, Ann. de Aragon., t. IV, lib. XVI, cap. 48, p. 53.
(309) Comunemente gli scrittori nostri nazionali, il Fazello, il Bonfiglio, il Maurolico, l’Auria, il Caruso, l’Aprile, il Mongitore, a’ quali va dietro il francese Burigny, scrivono che questo parlamento fu convocato in Caltagirone, ma sbagliano; giacchè gli ambasciadori spediti in Ispagna da’ tre ordini dello stato attestano nel loro memoriale, che congregatum parlamentum fuit in terra Castri Joannis (Capit. Regni Sic., tom. I in Joanne p. 432), il che anche lasciò registrato il Surita: en el mismo tiempo se tenia parlamento de los estados de quel reyno en Castrojuan. (Annales de Aragon., lib. 16, cap. 53, p. 58). Questo errore dei nostri storici fu avvertito prima di noi da monsignor Francesco Testa nelle note ai capitoli del regno (nota 6), il quale ci avvisa, che i capitoli delle grazie che si domandavano al nuovo re furono sottoscritti a Caltagirone, dove da Castrogiovanni era venuto il principe Carlo primogenito del re Giovanni.
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