R. Sic. in Joanne p. 432 e seg.). Ed è quì da avvertire il silenzio del re alle prime quattro domande, che riguardavano il principe di Viano, silenzio misterioso, che fa sospettare che la riconciliazione promessa agli ambasciadori non fosse sincera, come non fu.
(319) Surita, Annales de Aragon. lib. 17, cap. 2, pag. 75.
(320) Cap. regni Sic. tom. I in Joanne pag. 475.
(321) Nell’archivio del protonotaro reg. dell’anno 1458-1459, indiz. VII, pag. 160.
(322) Annales de Aragon., lib. 16, cap. 53, p. 58.
(323) Non appartiene alla storia di Sicilia, e molto meno a quella che riguarda la cronologia dei suoi vicerè, il raccontare le altre sventure di questo disgraziato principe. Nondimeno per soddisfare la curiosità dei nostri leggitori, diremo brevemente, che arrivato Carlo nell’isola di Majorca vi fu trattenuto dal padre, incerto di ciò che dovea fare, fino al mese di marzo dell’anno seguente 1460. Finalmente per le premure di coloro che desideravano questa pace, ai 22 del detto mese fu ammesso in corte sotto certe condizioni, e abbracciato dal re. Gli applausi che i compatriotti fecero al di lui ritorno, ferirono l’animo del geloso vecchio, che cercava una occasione di disfarsene. L’innocente principe, credendo vera la riconciliazione, stavasene tranquillo in una privata vita, e pensò a casarsi, facendo delle segrete pratiche per avere in moglie Isabella di Castiglia. Questo fu il delitto che esaggerò la crudele madrigna al marito, il quale chiamato il figliuolo a Lerida, lo fe’ tosto mettere in ceppi, e lo confinò senza sentire le sue discolpe nel castello di Altona.
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