(378) Essendo il Cases cavaliere dell’ordine gerosolimitano, potea esser chiamato dal Gran Maestro di Rodi stante la guerra, che minacciava Maometto II., il quale si era dichiarato che non sarebbe restato di farla, se non esterminava tutti i cristiani. Questa chiamata del Gran Maestro preveduta dal vicerè fu la causa, per cui in questo dispaccio gli vietò, per qualunque motivo, o ordine contrario, di partire.
(379) Manoscritto della libreria del Senato di Palermo, lett. P. 9.
(380) Reg. dell’Uffizio del Protonotaro dell’an. 1469-1470, III. Indiz. fogl. 39.
(381) Il Surita (Annales de Aragon. t. IV. lib. XVIII, cap. 68, pag. 190) ci rammenta intorno a questi tempi la ribellione di Leonardo di Aragona, che si facea chiamare il marchese di Orestano, che pretendea di succedere nello stato di suo Avo, e dei suoi Zii, ed era perciò in guerra col vicerè, e coi governatori dell’Isola. Il re di Aragona vi destinò un’armata per domarlo, di cui forse dovea avere il comando il nostro Lupo Ximenes de Urrea. Forse questi fu vinto, o vedendo il turbine, che lo minacciava, venne a sottomettersi.
(382) Maometto II, di cui abbiamo favellato nell’antecedente nota 3, tenea pronto un esercito di non meno di ducento mila uomini, col quale, e con una poderosa flotta intendea d’invader Roma, e tutta l’Italia, e per conseguenza le adjacenti isole. Così scrive il cardinal Bessarione con una Enciclica diretta a tutti i principi d’Italia presso il Rainaldo (In Annal. ad ann. 1470. T. X, pag. 488 num. 29 e seg.
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