Apprendiamo ancora da questa risposta, che il vicerè avea dimandati al re di Napoli i registri della Sicilia (erano forse questi i dispacci del re Alfonso suo padre intorno al nostro regno), e che quel principe glieli aveva cortesemente accordati; della quale graziosa donazione egli lo ringrazia, promettendo che destinerebbe la persona, cui doveano essere consegnati. Questi crediamo che siano nelle nostre cancellarie, ma si doveano dimandare ancora quelli dei principi Svevi, e di Carlo d’Angiò, che ci mancano a danno grave della nostra storia.
(406) Annales de Aragon. tom. IV. l. 16. cap. 67, pag. 190.
(407) Reg. della Regia Cancel. dell’anno 1471-1472, V. Ind. fogl. 2.
(408) Questo dispaccio ci palesa, quale fosse allora il salario de’ vicerè; giacchè si ordina al tesoriere, che dei primi introiti della camera segli pagassero le oncie 700 assegnategli per il salario dell’anno 1471-1472, V. Indiz., di terzo in terzo, secondo il costume. Si avverta però che 700 oncie di allora valeano considerabilmente più, che ora non vagliono.
(409) Reg. del Protonotaro dell’anno 1472-1473. IV. Indiz. fogl. 26, e seg.
(410) Reg. dell’uffizio del Protonot. ivi pag. 35.
(411) Nello stesso Reg. pag. 36.
(412) Due ragioni assegna, per cui destinò la città di Polizzi per convocarvisi gli ordini dello Stato: la febbre sopravvenutagli appena ricevuto l’ordine del Re di tenere il parlamento, che inabilitandolo a fare il lungo viaggio di Catania, lo avea indotto a scegliere la città di Polizzi come la più vicina; e la vecchiaja del marchese Geraci, ch’era uno dei primi baroni del regno, che non gli permetteva di andare così lontano.
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