Muovesi a crederlo dalle parole del Pirri (Chron. Reg. Sic., p. 101), il quale racconta, che il conte di Adernò fu eletto presidente del regno in regni Comitiis. Ma noi stentiamo a persuaderci, che il nostro storiografo abbia voluto indicare un parlamento generale; e immaginiamo che abbia voluto additarci una radunanza del sacro consiglio, e dei baroni che si ritrovavano a Catania, quando morì l’Urrea, i quali e perchè Giovanni Tommaso Moncada era stato eletto dal defunto vicerè, qualora dovea andare in Sardegna, per suo successore, e perchè trovavasi maestro giustiziere, determinarono che interinamente governasse il regno.
(441) Reg. della regia cancelleria dell’anno 1477.1478, XI. Indiz., fog. 59.
(442) Annales de Arag., tom. IV, lib. XX, cap. 14, p. 285.
(443) Scrisse il Surita (Ann. de Arag. t. IV, lib. XX. cap. 14, pag. 286), che la contea dava un’annua rendita di venti mila fiorini, somma allora considerabile, e che i vassalli di essa erano dieci mila. Il p. Aprile (Cronol. della Sicilia, lib. II, cap. 3, p. 246) nega che vi potesse essere allora una popolazione così poco numerosa negli stati di Modica; e per dimostrare che fosse maggiore, adduce la numerazione degli abitanti fatta per ordine del re Vittorio Amedeo di Savoja a’ suoi tempi, da cui rilevasi che allora nella città di Modica non si calcolava che vi fossero meno di diecinove mila abitanti, e che si ragionava che gli abitanti della contea sorpassavano il numero di cinquantamila ed ottocento. Se codesto argomento provi ciò che pretende questo gesuita lo decidano i politici, i quali sanno che le popolazioni crescono e mancano, e che non può trarsi prova del numero degli abitanti dell’anno 1477 da quelli che furono nel 1714.
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