IV, cap. II, p. 515) scrisse, che Ferdinando giunse a Messina a’ 20 di marzo 1495, nel che viene seguito dal Giannone (ivi cap. II, pag. 447); ma non è possibile che sia ciò accaduto in quell’anno; giacchè il vicerè la Nuça, che fu presente, non venne in Sicilia che nel mese di aprile 1495. Perciò dee questo fatto riportarsi all’anno seguente 1496.
(568) Avea questo sovrano fatto antecedentemente lega co’ principi d’Italia, cui faceano ombra i progressi de’ Francesi, e si era prima unito co’ Veneziani, facendo con essi una confederazione di venticinque anni. Vi si erano uniti il papa pentito di aver chiamato il re Carlo in Italia, il duca di Milano, ed altri principi, non assegnando altra ragione della loro unione, che la difesa de’ loro stati: ad defensionem statuum (Sanuto, de bello Gallico apud Murat. Rer. Italic. script. t. XXIV, pag. 17).
(569) Questo prode capitano avea date grandissime riprove del suo valore nell’acquisto fatto dal re Ferdinando del regno di Granata, ed allora gli Spagnuoli colle loro enfatiche espressioni l’aveano cominciato a chiamare El gran Capitan; sotto il qual nome poi fu comunemente additato dagli scrittori contemporanei.
(570) Surita, Annales de Aragon Hist. del D. Rey Hernando, lib. II cap. VIII, p. 71.
(571) Ci trarrebbe fuori di strada il racconto di ciò che fece allora il gran capitano. Diremo solamente, ch’egli racconsolò gli afflitti sovrani di Napoli, condusse seco Ferrandino in Calabria, dove prima ottenne una vittoria, e poi fu sconfitto da’ Francesi, e costretto a ritornare a Messina con quel re.
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