Noi abbiamo riferito nel libro primo di questa cronologia (capo unico) le controversie insorte fra la regina Bianca vicaria del regno, e Bernardo Caprera conte di Modica, e gran giustiziere, che dopo la morte di Martino il Vecchio pretese, che fosse cessato ogni potere nella vicaria, e ch’ei dovea governare il regno. La prima prammatica, che noi abbiamo, la quale prescrive che debbano i vicerè, malgrado la morte del sovrano, continuare nel reggimento, è quella di Carlo V, che fu appunto fatta per l’occasione di ciò, ch’era accaduto al Moncada.
(665) Del Carretto loc. cit. pag. 7.
(666) Fu detto ch’eglino avessero in animo di andare in Messina per trattare con quei cittadini il modo, con cui potesse cacciarsi il Moncada dalla Sicilia. Chi sa gli opposti sentimenti fra’ Palermitani, e Messinesi, si accorge agevolmente che non potea cadere nell’animo di questi cavalieri codesto proggetto. In fatti eglino non si mossero da Termini, dove dissero di essere andati per celebrare i funerali al re Ferdinando, la di cui morte tenea il vicerè ancor celata, sebbene il loro principal fine fosse quello di accrescere con questo allontanamento la confusione nel popolo.
(667) Del Carretto, ivi pag. 8.
(668) Sospetta il Fazello (Dec. II, lib. X, tom. III, p. III. 299), da cui abbiamo la relazione di questo fatto, che il dotto religioso non fosse punto mosso a così predicare da zelo di religione, ma incitato dalla nobiltà, che bramava che si dasse un nuovo impulso alla di già preparata sollevazione.
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